Migranti: l’accoglienza sempre più affidata al Terzo settore

Il XV rapporto dell’Osservatorio romano sulle migrazioni elaborato dal Centro studi e ricerche Idos mette in luce le criticità generate dai decreti sicurezza. Il report evidenzia che l’inserimento degli stranieri è fermo a un livello di subalternità con profonde differenze tra italiani e immigrati; che i decreti sicurezza hanno accresciuto le sacche di esclusione e invisibilità; che le emergenze abitative, divenute ormai strutturali, restano irrisolte; e che il Terzo settore fa sempre più le veci delle istituzioni e della politica.

I numeri

Al primo gennaio del 2019 nel Lazio si contano 683.000 residenti di origine straniera, pari al 13 per cento del totale nazionale. La Città metropolitana di Roma conta 556.826 residenti stranieri, l’81,5 per cento del totale regionale e oltre il 10 per cento di quello nazionale, confermandosi l’area metropolitana con il più alto numero di migranti. La loro incidenza sul totale dei residenti è del 12,8 per cento e supera tanto la media nazionale (8,7 per cento) quanto quella regionale (11,6 per cento). Le donne rappresentano il 52,6 per cento (in tutta Italia la percentuale è del 51,7 per cento) e i minori quasi il 18 per cento a fronte di una media nazionale del 20 per cento.

Le motivazioni

La crescita registrata nel Lazio, in parte, è dovuta ai flussi migratori in ingresso ma anche al declino della natalità tra gli italiani, all’aumento della mortalità e alla ripresa di flussi migratori degli italiani che lasciano la nostra penisola.

Permesso di soggiorno e decreti sicurezza

Le persone con permesso di soggiorno nel Lazio sono 415.000 di cui il 57 per cento di lungo periodo. Il calo dei permessi di soggiorno di breve durata nel 2018-2019 è il primo effetto dei decreti sicurezza e l’aspetto più preoccupante è il numero di cancellazioni anagrafiche (23.600 pari al 51,9 per cento delle cancellazioni totali): si tratta di persone per lo più “sparite o irreperibili” per scadenza del permesso di soggiorno: trasferimenti all’estero non comunicati, cancellazioni da residenze fittizie, ma anche allontanamenti dei titolari di protezione umanitaria dalle strutture di accoglienza a seguito del decreto sicurezza del 2018.

Lavoro e inclusione

I lavoratori stranieri nel 2018 ammontano nell’area metropolitana a 275.198 su un totale di 1.842.184. I più numerosi sono i romeni (35,6 per cento) e i filippini (in Italia ai romeni seguono gli albanesi). Il 40,9 per cento dei lavoratori immigrati è un dipendente di famiglie o convivenze a fronte del 7,3 per cento tra gli italiani, e il 13,2 per cento è occupato nella ristorazione/ricezione (6 per cento gli autoctoni). Inoltre, l’edilizia ne impiega l’11,6 per cento (contro una media nazionale del 3,9 per cento) e il settore agricolo il 2,6 per cento (la media nazionale è dello 0,6 per cento). Nella maggioranza dei casi gli stranieri si concentrano in lavori a bassa qualificazione e spesso non corrispondenti alla formazione posseduta.

Natalità

Il tasso di natalità è in diminuzione anche tra i migranti ma ancora mitiga il declino demografico tra gli italiani: le nuove nascite da genitori entrambi stranieri nel 2002 era del 6,5 per cento sul totale dei nuovi nati; nel 2012 questa percentuale è salita al 15 per cento ed è andata oltre il 20 per cento considerando le nascite con almeno un genitore straniero che nel 2002 erano pari al 9 per cento.

Il XV rapporto dell’Osservatorio Romano sulle migrazioni è pubblicato con il sostegno dell’Istituto di studi politici San Pio V.

Dal link che segue è possibile consultare la scheda di sintesi

Scheda di sintesi XV rapporto dell’Osservatorio romano sulle migrazioni

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