Bari: sguardo su altre culture per volontari con migranti

Alla Penny Wirton di Bari terzo incontro annuale per i volontari che operano con i migranti, dedicato ai temi dell’intercultura.

Uno sguardo su altre culture: questo il tema del terzo incontro di formazione e aggiornamento per i volontari della scuola di italiano gratuita per migranti Penny Wirton di Bari. Il primo è stato finalizzato al riappropriarsi dei principi a cui tutte le Penny Wirton aderiscono ma anche a fare memoria delle esperienze più significative del percorso a livello locale. Nel secondo incontro si è aperta una riflessione sulla pratica didattica e sugli strumenti didattici. Per il terzo appuntamento, invece, i volontari hanno potuto ascoltare la testimonianza di padre Michele Sardella, missionario comboniano che ha operato in Malawi e Zambia, nell’ambito di una riflessione sui percorsi per favorire un approccio interculturale. Per il quarto, e ultimo, appuntamento sarà presente anche il fondatore della Penny Wirton, Eraldo Affinati.

Uno sguardo su altre culture
di Cecilia Nigro

Per favorire la consapevolezza delle difficoltà vissute da chi subisce sulla propria pelle la migrazione, padre Michele Sardella ha illustrato le criticità dei processi di inculturazione e adattamento. Nel primo caso si tratta di un percorso di riconoscimento della cultura che porta a identificarsi in un gruppo sociale, permeando gli schemi mentali e facendoli perdurare nel tempo. E in questo contesto, la comunicazione attraverso il linguaggio, è fondamentale per creare le relazioni socio-funzionali e quindi consentire alle persone di avviarsi alla fase di adattamento. L’adattamento spesso causa tensione e conflitto negli incontri delle culture, che però si possono superare se si fanno intersecare gli elementi comuni per avviare non solo un riadattamento culturale, ma un adattamento cross-culturale che favorisce lo sviluppo dell’intercultura.

Che cosa è chiamato dunque a fare il volontario che opera con i migranti? Il volontario deve avere la capacità di prendere le distanze da se stesso per aiutare l’altro a crescere. Si aiuta a far crescere una “personalità adattiva” se si favorisce l’apertura, intesa come flusso equilibrato tra stimoli che si ricevono e informazioni che si possiedono, evitando la difesa e la chiusura. Quest’ultima è causa di tutti gli aspetti negativi come i pregiudizi, l’etnocentrismo, la rigidità, di distacco, l’arroganza. Se invece si instaura una relazione umana di fiducia, si incrementa nell’altro la capacità di non disgregarsi, di far fronte agli imprevisti, di saper gestire le crisi, di essere resilenti. Il volontario favorisce l’adattività se propende alla positività intesa come tendenza a far i vedere lati favorevoli e promettenti in tutte le cose, evitando la negatività con gli opposti che generano cinismo, timore, sospetto.


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