C’è sempre un posto in più

Alla scuola Penny Wirton le porte sono sempre aperte a chiunque perché “accogliere per noi – spiega Luce Lenzi fondatrice, insieme a Eraldo Affinati – significa anche accettare l’irregolarità, sorridere a chi arriva fuori tempo massimo e a chi si presenta a cinque minuti dalla fine. Aprire la porta anche a quelli che arrivano l’ultimo giorno. Anche loro si siedono, si guardano intorno e ricevono un sorriso e un foglietto con l’appuntamento per la ripresa delle lezioni”. E chissà che poi non tornino per restare tutto l’anno o per molti anni come Lucinda Ana Soares (collegamento a storia Lucinda in migrazioni), studentessa della Costa Rica che ormai frequenta la scuola Penny Wirton di Roma da cinque anni.

Qui non si chiude mai la porta in faccia a nessuno e soprattutto si spalancano le braccia agli analfabeti. “Va da sé che c’è una differenza enorme tra chi ha studiato al suo Paese e chi invece non è mai stato a scuola – racconta Luce –. A questi ultimi dedichiamo tutta l’attenzione e tutti i mezzi possibili, perché proprio chi non sa da che parte si tiene un foglio ha più bisogno di noi”. Un aneddoto? Luce ci pensa e poi ricorda “un volontario, Tony! Anni fa corse da me, con gli occhi lucidi, a farmi vedere che il suo studente, dopo tanto tempo che sembrava perso, aveva scritto il suo nome addirittura in bella grafia. Ma ricordo anche il ragazzo. Sow M. Adesso parla bene l’italiano, lavora e quando è libero ci viene a trovare”. Sì, fa una capatina a scuola, gira un po’ fra i banchi, saluta chi lo conosce e poi se ne va. E poi tornerà. “E’ così alla scuola Penny Wirton: ci si saluta sempre con un arrivederci, mai con un addio”, conclude Luce.

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