Scuola: Affinati, le classi migliori sono quelle eterogenee

In una bella e lunga intervista, nell’inserto domenicale del quotidiano “L’Eco di Bergamo” il fondatore della Penny Wirton, Eraldo Affinati, racconta com’è nata e che cosa fa la scuola di italiano gratuita per migranti e affronta i principali dibatti aperti in Italia sul futuro della scuola.

Il ruolo della scuola in un mondo che cambia ed è sempre più digitale, i grandi dibattiti aperti tra cui quello sulle classi di “potenziamento” o “transizione” per gli studenti stranieri, proposte dal ministro italiano dell’Istruzione Giuseppe Valditara, l’eterno scontro al confine tra il voto e l’ansia da prestazione: in una bella e lunga intervista, nell’inserto domenicale del quotidiano L’Eco di Bergamo il fondatore della Penny Wirton, Eraldo Affinati, racconta com’è nata e che cosa fa la scuola di italiano gratuita per migranti.

“Una classe di soli secchioni sarebbe tristissima, oltreché improduttiva, così come una composta da ripetenti – racconta Affinati -. Le migliori classi sono quelle eterogenee. Non soltanto i deboli hanno bisogno dei forti, vale anche il contrario. Dobbiamo premiare il merito, non dimenticando chi stenta. La scuola deve entrare in azione quando le cose vanno male, non quando vanno bene, altrimenti torna ad assomigliare all’ospedale che vuole curare i sani di cui parlava don Lorenzo Milani”.

“Il compito della scuola resta sempre quello di consegnare il testimone da una generazione all’altra. Insieme a questo, di formare la coscienza democratica dei futuri cittadini – aggiunge Affinati -. Oggi siamo nel pieno di una rivoluzione digitale che sta modificando il nostro rapporto con la realtà. La scuola è chiamata a ripristinare le gerarchie di valore nel grande mare del web, insegnando ai ragazzi cosa è importante e cosa non lo è. Quello che non possiamo fare è limitarci a riproporre il vecchio modello di un’istruzione cripto-ottocentesca basata sul trittico antiquariale: spiegazione-interrogazione-giudizio”.

E rispetto al voto e al giudizio, Affinati ricorda: “È il veleno che produce l’ansia da prestazione, quanto di più lontano ci sia dal vero desiderio della conoscenza. La scuola non dovrebbe essere un luogo specialistico dove ci si annoia, o si entra in competizione, bensì l’intensificazione della vita. Lo studio non dovrebbe essere un percorso ad ostacoli al quale addestrarsi. Dobbiamo conquistare la fiducia dei nostri studenti, lavorando a ingranaggi scoperti, cioè mostrando sin dall’inizio gli obiettivi da raggiungere, in modo da alleggerire il peso del voto da assegnare”.


L’INTERVISTA INTEGRALE

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