Cittadinanza: appello delle Penny Wirton ai parlamentari

Eraldo Affinati e Luce Lenzi, insieme alle oltre quaranta scuole d’italiano gratuite per migranti e a I Quaderni della Penny Wirton, lanciano un appello ai parlamentari impegnati nella Commissione Affari Costituzionali della Camera a discutere di Ius culturae, Ius sanguinis e Ius soli.

Vadano in una qualunque delle scuole Penny Wirton d’Italia, vadano in quella di Casalbertone a Roma, e guardino da vicino a che punto sta la realtà e a che punto stanno le loro discussioni sulla concessione della cittadinanza a bambini e ragazzi nati e cresciuti in Italia. Poi decidano se è o non è il momento di mettere la legge al passo con la vita di tutti i giorni.

In questo articolo “Ius culturae. Italiani senza timbro che insegnano l’Italia” Eraldo Affinati apre una riflessione proprio sul ritardo con cui l’Italia sta rispondendo sul tema della concessione della cittadinanza ai bambini e agli adolescenti nati e cresciuti nel nostro Paese. E lo fa partendo da Omar.

Omar è un sedicenne di Torpignattara, quartiere alla periferia sud di Roma. Suo padre e sua madre vengono dall’Egitto, ma lui e sua sorella Fatima sono nati nella Capitale d’Italia, dove sono cresciuti, dove sono andati a scuola e dove hanno imparato a parlare con uno spiccato accento romanesco. Tuttavia Omar e Fatima, sulla carta, saranno italiani a tutti gli effetti soltanto tra pochi anni.

Omar nell’ambito dei programmi Pcto, l’ex alternanza scuola lavoro, frequenta la Penny Wirton di Roma, scuola d’italiano gratuita per migranti, per insegnare l’italiano. Siccome parla anche l’arabo per lui il contatto con i migranti è stato immediato e anche più semplice. Per Ismail, minorenne non accompagnato da poco arrivato dalla Tunisia, Omar è stato ed è un mediatore. “Vederli seduti al banco insieme a studiare i tempi verbali rappresenta uno spettacolo emozionante e in molti sensi istruttivo – scrive Eraldo Affinati, in un recente articolo pubblicato dal quotidiano Avvenire – . Osservando i due adolescenti posti uno di fronte all’altro, è difficile trattenere lo sconcerto nel verificare il ritardo istituzionale che la loro relazione testimonia: il docente di italiano non è riconosciuto italiano”

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