Adjo, un sorriso per difendere i sogni

Alla Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, le centinaia di volontarie e volontari sparpagliati per l’Italia si confrontano spesso con storie terribili. Testimonianze di guerra, violenze e persecuzioni al confine tra barbarie e disumanità. Capita, però, ogni tanto di inciampare in un delicato racconto di inclusione che commuove a guardarsi indietro, ai chilometri e ai sacrifici che compie chi cerca di costruirsi una vita di pace nel nostro Paese; che preoccupa un po’ a guardarsi avanti, a pensare ai chilometri che ancora il nostro ordinamento giuridico deve fare per rendere i diritti universali e non riservati soltanto a qualcuno.

Nelle parole di Fulvio Viscomi, volontario della Penny Wirton di Roma, l’incontro tra due famiglie, una italiana e una di “italiani anche loro”, e la speranza di un mondo possibile che è già qui, ma ancora le nostre leggi faticano a vederlo.

Adjo, un sorriso per difendere i sogni

di Fulvio Viscomi

Ho conosciuto Adjo Rose alla fine del 2019 quando ha cominciato a frequentare la Scuola Penny Wirton di Roma. Veniva non continuativamente e a me aveva fatto subito simpatia, avevo capito che era una persona molto motivata ma anche piuttosto timida. Quando arrivava a Casal Bertone in mezzo a tanti studenti aveva un’aria impacciata e vedevo che mi cercava con gli occhi quasi che fossi un luogo sicuro in cui approdare. A volte succedeva che doveva far lezione con un altro volontario, finché anch’io ho deciso di aspettarla perché ci tenevo a far lezione con lei. Anche per il mio carattere riservato non è mai stato semplice superare la barriera iniziale e credo che la Penny Wirton mi sia servita anche per lavorare su me stesso.

L’INCONTRO

Siamo una miscela complessa tra fisica, chimica e consuetudini sociali, come tale un rapporto di amicizia può scaturire solo se c’è il giusto reagente, non è qualcosa che si possa programmare o costruire in laboratorio. Quando chiedevo ad Adjo di lei e della sua storia era sempre stata un po’ evasiva (la lingua è prima di tutto una barriera nell’esprimere i propri sentimenti) e io non avevo mai cercato di forzarla. Sapevo che era sposata e il marito, Tony, viveva in Italia da molto più tempo e che lei dopo il matrimonio aveva deciso di seguirlo in Italia. Un giorno però Adjo è arrivata con un pacco di fotografie, c’erano quelle della sua cerimonia di fidanzamento (con gli abiti tradizionali) e poi quelle del matrimonio. Mi ha indicato tutti i membri della sua famiglia e ho capito quanto ciascuno di essi le mancasse (la madre e la sorella in particolare). Ma c’erano anche le foto di lei più giovane e una addirittura dove giocava a calcio in una squadra mista. Un bel colpo agli stereotipi che vogliono affermare la superiorità dell’Europa sull’Africa sui temi della parità di genere! Per me è stata una sorpresa, il fatto che avesse improvvisamente voluto condividere tutto questo con me mi ha emozionato.

LA PANDEMIA

Agli inizi del 2020 ci è arrivato addosso lo tsunami della pandemia e il 3 marzo la scuola ha dovuto interrompere le lezioni. Quel giorno ci siamo trovati in sede con altri volontari per avvertire i nostri studenti che quel giorno la scuola avrebbe chiuso e francamente non avevamo idea di cosa sarebbe successo nei mesi successivi. Con Adjo non c’eravamo mai scambiati i numeri di telefono e se lei non si fosse presentata a scuola quel giorno non avremmo avuto alcuna possibilità di tenerci in contatto. Arrivata trafelata ha visto che la sala era vuota e che ce ne stavamo per andare via tutti. Quando molti mesi dopo abbiamo rievocato quel momento abbiamo discusso a lungo se attribuire tutto ciò al “destino”, al “nostro karma” o a “un’entità superiore”.

LA DAD

A fine marzo 2020 la scuola ha deciso di riavviare i corsi in modalità online, sono stati contattati i vari Centri per minori e le persone che vivevano in un domicilio proprio, di cui avevamo un contatto, per verificare la disponibilità a riprendere le lezioni a distanza con qualsiasi strumento tecnologico. Barricato in casa per il lockdown poter aprire questa finestra virtuale sul mondo mi è sembrata un miracolo. Abbiamo deciso con Adjo di fare due ore di lezione per tre volte la settimana a giorni alterni perché negli altri ero impegnato con un altro ragazzo egiziano del Centro per minori di Torrespaccata. Con WhatsApp prima e poi con Meet non vedevo l’ora di sedermi davanti al Pc, per far lezione certo, ma anche per raccontarci le rispettive giornate di reclusione, scambiarci una ricetta, ridere insieme. Il periodo da fine marzo a luglio è stato indimenticabile perché Adjo mi ha confidato con un grande sorriso di aspettare un bambino. Abbiamo fatto le lezioni spesso seguendo il suo bioritmo, tra mal di schiena, interruzioni, fatica nello star seduti e Adjo ci ha messo veramente tanta volontà anche quando il caldo ha iniziato a farsi sentire.

LA NASCITA DI AMOS

L’8 settembre 2020, poco dopo mezzanotte, è nato Amos con i suoi piccoli polmoni non ancora completamente formati, è stato portato in un’altra clinica e messo subito in incubatrice e Adjo ha avuto il dispiacere della prima separazione (la mamma in un ospedale e il figlio in un altro). Poi sono seguiti i controlli e la trepidazione per i risultati delle analisi, quest’incertezza è durata quasi una settimana ma Amos ha tenuto fede alla radice ebraica del suo nome e la famiglia ha potuto finalmente riunirsi e ritornare a casa! Siamo andati con mia moglie a trovare Adjo e Tony nella loro casa a Torpignattara, a conoscere il bimbo e finalmente rivederci dopo tanti mesi.

IL TITOLO DI STUDIO

A fine settembre Adjo si è iscritta al Cpia per prendere la licenza media nel nostro Paese e contemporaneamente abbiamo ripreso le lezioni a distanza. Il periodo fino a giugno 2021 è stato per lei veramente impegnativo: 12 ore alla settimana di frequenza al Cpia quasi sempre in presenza, le nostre lezioni online e in più prendersi cura di un bimbo così piccolo e della casa. In tutto questo ha avuto sempre l’appoggio del marito con cui ha diviso fatica e problemi, una famiglia veramente unita! Quando Tony era impegnato abbiamo fatto lezioni anche con Amos, a volte addormentato e legato con una fascia sulla schiena, spesso sveglio e impegnato in un corpo a corpo con la mamma. Mai una lezione è stata uguale alle altre ma Adjo non ha mai perso la pazienza e il suo sorriso.

Da marzo 2020 a oggi Adjo ha fatto circa 120 ore di lezione. Partendo da un livello medio (A1) ha completato l’intero percorso didattico del nostro libro di testo, arrivando a padroneggiare discretamente i costrutti più complessi della nostra lingua (dal periodo ipotetico al discorso diretto/indiretto). In più l’abbiamo coinvolta in tre progetti di tirocinio formativo e alle nostre lezioni si sono affiancati tre giovani dei licei in Pcto (Sveva, Luca e Minh Tam) con cui lei ha sempre empaticamente legato. Infine Adjo non si è mai sottratta a diverse nostre iniziative sia di tipo formativo che promozionale rispondendo con tanta pazienza a questionari, interviste e su quant’altro ci siamo sentiti di coinvolgerla.

L’INCONTRO TRA FAMIGLIE

A inizio giugno mi ha comunicato che il 15 avrebbe sostenuto l’esame di licenza. Le norme Covid prevedevano un esame orale in presenza con discussione di una tesi multidisciplinare e nella sua classe si era deciso di farla su una regione a scelta. Lei aveva scelto la regione Campania sulla base anche di alcune lezioni fatte a tre insieme ad un volontario di Castel Volturno (grazie Emanuele!). Aveva preparato una tesi piena di suggestioni e simboli (da Pompei a Pino Daniele!) e una presentazione con tante fotografie e grafici fatta da lei solo con un cellulare! La tesi conteneva anche una sezione dove descrivere il proprio progetto di vita dove ho ritrovato tutti i suoi valori importanti e dove non manca una forte solidarietà di genere “… da giovane avrei voluto aiutare le donne maltrattate…”. Una settimana prima dell’esame mi ha chiamato dicendomi letteralmente “ho una notizia geniale per te…”! Mi ha comunicato che aveva avvertito di sua iniziativa la commissione. Avrei potuto assistere all’esame ed io ho sentito quanto fosse per me un privilegio essere presente.

E ORA? TOCCA AL NOSTRO PAESE

Siamo alla fine di questa bella storia di integrazione. Adjo si è diplomata con un voto di 9/10. Non tutto però è rosa e fiori. Lei vorrebbe da settembre seguire un corso di preparazione professionale ma essendo una mamma che non lavora non è riuscita a entrare in graduatoria per un posto al nido per Amos. Purtroppo siamo in un Paese in cui alcuni servizi essenziali per le donne sono ancora carenti, dove un bimbo nato in Italia deve ancora aspettare 18 anni per avere la cittadinanza, ma Adjo, Tony e Amos si appoggeranno sempre l’un l’altro per difendere i propri sogni.

Ed eccola qui Adjo Rose e la sua famiglia

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