Penny Wirton, i diritti prima di tutto

Il diritto allo studio è uno dei diritti fondamentali ed inalienabili della persona, sancito dalla dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu. La scuola italiana afferma il diritto allo studio ma ancora molto c’è da fare per i migranti, soprattutto quelli minorenni. Questi bambini e ragazzi “per lo più oggi vengono abbandonati in situazioni inverosimili. Inseriti giustamente nelle classi in base alla loro età spesso non comprendono niente per un bel pezzo e subiscono un inevitabile insuccesso che facilmente si trasforma in abbandono scolastico”, spiega Luce Lenzi fondatrice, insieme a Eraldo Affinati, della scuola Penny Wirton. 

Per legge tutti i ragazzi che vivono nel nostro Paese fino ai quindici anni devono accedere all’istruzione scolastica. “È vero che se i ragazzi fossero inseriti nelle classi in base alle loro conoscenze, non potrebbero entrare neanche in prima elementare – precisa Luce –. E in ogni caso non sarebbe bene metterli con ragazzi di età inferiore”. Sono diverse le situazioni che dimostrano quanto lo squilibrio di età produce condizioni frustranti per il minorenne, come spiega bene Hans-Georg Noack in Benvenuto.

Certamente in Italia ci sono alcune esperienze positive ma sono figlie del caso. “E noi della scuola Penny Wirton pensiamo che non debba essere il caso a decidere. Vorremmo che un qualche provvedimento normativo venisse preso dalle autorità scolastiche, per offrire un incentivo morale e psicologico sia ai minorenni migranti sia ai loro coetanei italiani”. L’esperienza della scuola Penny Wirton in questo è esemplare. Sono molti i liceali che attraverso l’alternanza scuola-lavoro affiancano dei loro coetanei migranti nell’apprendimento della lingua italiana.

Il risultato è che in tutti loro, migranti e non, si verifica “un accrescimento dell’autostima, al di là dei personali successi scolastici. Un beneficio che si ripercuoterà positivamente sulle comunità che popoleranno il mondo del futuro. Perché le relazioni umane che si stabiliscono tra giovani coetanei di diversa origine sono il migliore antidoto ai rigurgiti di odio e violenza che purtroppo stanno caratterizzando il tempo in cui viviamo”, conclude Luce.

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