Migranti: l’inclusione oltre la scuola

Finisce la scuola ma non finiscono le relazioni umane. La Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, di Trieste superato il lockdown ha dato il via a brevi incontri fuori dalle mura scolastiche con alcuni allievi. Marina Del Fabbro in più racconti ci fa scoprire che “l’integrazione non è solo conoscenza linguistica, necessita anche di familiarizzare con la città, le sue tradizioni, i suoi abitanti, la sua storia”.

Gelato di fine anno
di Marina Del Fabbro

Metà giugno: finisce la scuola, finiscono le lezioni di italiano, ma per studenti e volontari della Penny Wirton non finisce il desiderio di restare in contatto.

Troppe le cose belle ancora da fare: nel mio caso innanzitutto la gioia di rivedere Orinda, Halim e Kujtesa dopo il lungo lockdown e con l’occasione conoscere di persona anche il fratellino Aurel, la sorella Pllumbesha e i cugini Isa e Rinessa che, dapprima timidamente e poi con maggiore disinvoltura, avevano partecipato ai collegamenti. E come non festeggiare le promozioni di Halim e di Orinda che, arrivata da solo pochi mesi e pur con tutte le limitazioni della Dad (didattica a distanza) ha superato l’esame di terza media con un sette in italiano e un voto finale di otto.

Irrinunciabile un gelato allegramente seduti sotto i platani di Viale XX Settembre. C’era anche da visionare e valorizzare i quaderni, diligentemente aggiornati in tutti i mesi di pandemia e, importante questo, da rispettare l’impegno preso di consegnare ai ragazzi le sorprese delle uova di Pasqua rotte davanti al computer: orecchini e braccialetti per le ragazze, una piccola lente di ingrandimento per Halim. Ma anche loro avevano una sorpresa: con una spedizione collettiva di ore nel centro commerciale per cercare l’oggetto giusto, avevano acquistato un fiorito portapenne e un’originale lampadina da tavolo per me.

Kujtesa e Pllumbesha vorrebbero diventare parrucchiere, ma sono piuttosto confuse. Approfitto per dar loro informazioni utili e il contatto con una persona che potrà orientarle. Ma l’integrazione non è solo conoscenza linguistica, necessita anche di familiarizzare con la città, le sue tradizioni, i suoi abitanti, la sua storia. I ragazzi sono vivaci e curiosi.

“Io voglio conoscere tutto!”, mi confida Orinda e io sono ben felice di stare con loro, l’estate è agli inizi. Mi dicono di essere affascinati dal Giappone. Trieste, porto di mare, conserva nel palazzetto dei Leo, giù in Cavana, un ricco Museo Orientale. Detto, fatto: appuntamento a mercoledì prossimo in piazza Unità!

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