Penny Wirton: le parole dei diritti fanno rima con pace

È questo il messaggio che si è levato oggi dalle 60 scuole di italiano gratuite per migranti, Penny Wirton, in occasione dell’ottava assemblea nazionale

Giustizia, democrazia, scuola, solidarietà – e tutte le parole che rappresentano i diritti umani e universali inviolabili – fanno rima con pace. È questo il messaggio che si è levato oggi dalle 60 scuole di italiano gratuite per migranti, Penny Wirton, che si sono riunite (in parte in presenza, in parte da remoto) per l’ottava assemblea nazionale, nella sede madre di Casal Bertone a Roma.

Quattro i tavoli tematici di partenza che hanno permesso agli insegnanti volontari di confrontarsi con le testimonianze degli studenti migranti provenienti da ogni parte del mondo, molti in fuga da aree di guerra come Russia, Ucraina, Iran.

“Quest’anno è un anno terribile, drammatico e difficile – ha detto il fondatore Eraldo Affinati in apertura dell’incontro -. C’è stato da qualche giorno un ennesimo attacco, in Iran, che si aggiunge alle tante guerre del pianeta. Noi qui facciamo tante paci quotidiane, di cui si parla poco, ma che hanno un valore forte perché significano che la pace non è un’utopia, la si può realizzare nel proprio quotidiano. Ogni giorno interveniamo dove le istituzioni e lo Stato non arrivano. Ci sono qui tanti ragazzi, molti provengono da paesi di guerra, e quando li guardiamo negli occhi vediamo che vogliono recuperare, rialzarsi dopo essere caduti in terra: questo è fondamentale, soprattutto quando si realizza l’incontro con i loro coetanei delle scuole superiori che insegnano nelle Penny Wirton nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro”.

Decine gli studenti migranti che hanno portato un saluto, ciascuno con il livello di italiano raggiunto finora, e che hanno ricevuto in dono una maglietta della Penny Wirton, oltre che un caloroso applauso dai docenti volontari. La casa editrice Erickson, invece, ha regalato alcuni kit di insegnamento per studenti analfabeti che sono stati consegnati alle scuole dalla fondatrice Anna Luce Lenzi.

“Ho avuto un’educazione, un lavoro, una casa, una famiglia e a un certo punto ho perso la pace. Mi hanno rubato la pace. La pace la prendi come un dato di fatto, quando hai una vita consolidata, una vita normale. È difficile credere che un giorno nella tua terra, nella tua vita, arriverà la guerra. I miei pensieri non sono grandi, sono banali. Però oggi abbiamo bisogno di ripetere le cose semplici e chiare”, ha raccontato Evgenii, migrante dalla Russia ma originario dell’Ucraina.

“Scegliere di vivere e studiare in Italia è stato un viaggio profondo: non solo per conoscere una lingua o cultura, ma per ritrovare me stessa. Quando avevo 18 anni ho lasciato casa per l’università, e da allora ho cercato a lungo un posto che potessi chiamare casa, pensavo di dover andare lontano per trovarlo ma alla fine ho capito che la casa vera era dentro di me”, ha spiegato Fahimen, studentessa proveniente dall’Iran.

“Ho avuto un’esperienza con la Penny Wirton da gennaio scorso, non capisco ancora bene l’italiano ma vi ringrazio bene e moltissimo per vostri volontari e per la vostra gentilezza. Per tutti gli stranieri che arrivano in Italia è importantissimo trovare queste persone e questa scuola”, ha detto Abdorahmene dal Senegal.

“Quando pensiamo alla pace spesso immaginiamo grandi eventi o situazioni internazionali. Per molti di noi la vera pace comincia dentro casa, nel modo in cui viviamo le relazioni familiari. La pace in famiglia non significa assenza di conflitti, ma significa accettare che ogni persona ha il suo modo di vedere il mondo e che l’amore e il rispetto sono più forti delle diversità”, ha osservato Ana Clara, studentessa del Brasile.

Nella mattinata un momento è stato dedicato al Cammino della Pace che dal 5 al 14 maggio ha attraversato l’Italia: una carovana arcobaleno, da Milano a Roma, ha percorso la via Francingena per chiedere la pace nel mondo. E con l’occasione è stata lanciata la proposta di recarsi il prossimo anno in un’area di confine, tra Italia e Francia, per portare solidarietà ai tanti che attraversando le frontiere, in fuga da fame, guerre, cambiamenti climatici, perdono la vita nella speranza di metter piede in una terra di pace.

“La nostra azione di pace – ha detto in conclusione Affinati prendendo spunto dalle relazioni dei quattro tavoli tematici – non è soltanto operativa sui banchi di scuola, ma è anche parte di una concezione di giustizia che ha a che fare con l’attivare le relazioni, di democrazia intesa dentro e fuori di noi, di scuola che guarda avanti, di solidarietà che non è assistenzialismo ma crea le condizioni per chi è accolto per uscire dal gruppo”.


ED ECCO ALCUNI DEI MOMENTI PIU’ BELLI DELLA GIORNATA

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