Shoah: esser responsabili dei contesti in cui operiamo

La Shoah “ci obbliga a riconsiderare le nostre esistenze. Dovremmo intervenire appena vediamo l’oltraggio dei principi democratici in cui crediamo, non basta eseguire il mansionario, bisogna assumere la responsabilità dei contesti in cui operiamo, adesso, qui ed ora, nella vita privata e pubblica, non chissà quando e dove. In tale prospettiva Auschwitz non è solo alle nostre spalle è anche e sempre più davanti a noi”.

Nel Giorno della Memoria il fondatore della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, lo scrittore Eraldo Affinati, intervenuto alla cerimonia al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato un appello nella consapevolezza che l’affermazione della democrazia e della libertà è un impegno quotidiano e che riguarda ognuno di noi.

“In questi 20 anni, dalla prima edizione del Giorno della Memoria – ha detto Affinati -, dobbiamo ammettere che la consapevolezza dei giovani al riguardo è indubbiamente cresciuta anche grazie all’opera di tanti insegnanti impegnati a far conoscere ai loro studenti le atrocità degli eventi accaduti. Eppure il ritorno della lebbra antisemita e negazionista è sotto i nostri occhi, con la dolorosa recrudescenza del razzismo neofascista e neonazista spesso amplificato dalla dimensione digitale, dove l’offesa e l’insulto – anche per un deficit legislativo che dovremmo superare – sembrano affrancati dall’obbligo del risarcimento. È vero ogni generazione ricomincia da capo e noi adulti non dovremmo dare mai niente per scontato sopratutto adesso che i protagonisti diretti sono sempre di meno e noi, venuti dopo, siamo chiamati a raccoglierne il testimone. Ma loro avevano la legittimità nel parlare, noi dovremo conquistarcela. Ci sono due modi, studiare le fonti e guidare i nostri ragazzi alla perlustrazione dei luoghi dove avvennero i massacri”.

E ancora ha ricordato che “sopratutto dovremmo capire che la Shoah si può ripresentare, in forme nuove e diverse dal passato ma non meno efferate” e che “i grandi scrittori dell’universo concetrazionario sono diventati punti di riferimento assoluti, non soltanto per chi come me è nipote di un partigiano fucilato dai nazisti e figlio di una donna riuscita a fuggire dal convoglio maledetto, ma anche per ogni essere umano”, fino al punto che oggi l’Olocausto “ci obbliga a riconsiderare le nostre esistenze”.

Qui la diretta dal Quirinale

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