Migranti: storie dai Cpim, il giornalino dei ragazzi

Le storie dei migranti, raccontate direttamente dai ragazzi dei centri di accoglienza, ora sono in un giornalino. Al Cpim Tata Giovanni di Roma, Comunità educativa di pronta accoglienza per minorenni, è stato aperto infatti un mensile realizzato dagli adolescenti stessi, alcuni dei quali sono anche studenti della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, di Roma.

In questo primo numero di “Caro Tata ti scrivo” ci sono le voci degli egiziani Ebram, Ezat e Marko, degli albanesi Marcel, Mateo e Ferit, dell’afgano Liaqat, dei bengalesi Rakib e Houssein. Il giornalino è un vero e proprio viaggio nel mondo di questi giovanissimi, tra i loro sogni e il futuro di tutti noi.

Per esempio Ezat, musulmano ed egiziano, ci porta nella quotidianità del centro. “Siamo tre ragazzi egiziani, amici di religione diversa – scrive Ezat -. Qualche giorno fa ricordavamo proprio quando siamo arrivati al Centro. Il ragazzo più giovane mi diceva: ‘Il primo giorno avevo un po’ paura e sapere che c’erano altri ragazzi egiziani mi ha dato coraggio. So che tu fai il Ramadan e che è una cosa importante per te, cerco di giorno di non mangiare davanti a te, non vorrei metterti in difficoltà, so che è difficile’. I due ragazzi copti vengono dalla stessa città e si conoscevano per via di amici in comune e poi perchè uno dei due faceva l’idraulico, anche se ora entrambi preferirebbero fare un corso di pizzaiolo appena imparano bene l’italiano. E sulla convivenza tra religioni diverse tutti e tre siamo d’accordo: stare insieme, anche se crediamo in cose diverse, è bello”.

Ebram, invece, ci porta nel suo Paese e alla tradizione della pasqua copta. “Il 19 aprile è stato un giorno caro a me e alle persone a cui voglio più bene, la mia famiglia: è stata la Pasqua copta – racconta Ebram -. Di solito la domenica andiamo in chiesa alle 7 di mattina, la messa dura tre ore. Poi festeggiamo a casa, si mangia la carne, quella buona, le patate al forno, si beve anche la coca cola. Gli zii fanno dei regali, danno dei soldi ai nipoti, che possiamo spendere come vogliamo o tenere da parte. Nel pomeriggio si esce con gli amici. A volte andiamo anche in giro in motorino”.

E poi c’è Mateo, albanese, che parla della scuola Penny Wirton e delle lezioni a distanza: “Visto che ancora non parlo bene l’italiano, la mia insegnante utilizza spesso testi di canzoni tradotti in albanese e questo mi aiuta molto. Sono rimasto colpita da una canzone di Cristicchi, Lo chiederemo agli alberi”. Marcel invece scrive: “La canzone che ho preferito è stata Bella ciao. La conoscevo già perché l’avevo sentita in una serie tv. Mi piace il ritmo e dopo averla studiata ho compreso anche il significato. Parla dei partigiani e della liberazione dell’Italia dal fascismo, penso sia molto importante per il Paese dove sto vivendo”.

Rakib e Houssein ci raccontano la storia del Pahela Baishakh, festa nazionale bengalese che segna l’inizio dell’anno della semina per le popolazioni locali. Il Pahela Baishakh cade il 14 aprile e in altri Paesi del mondo corrisponde al capodanno. “Nei giorni che precedevano questa festa noi due – scrivono Rakib e Houssein – abbiamo espresso il desiderio di poter coltivare qualcosa nell’orto del Tata Giovanni e abbiamo scelto le patate. Un piccolo segno di nascita, un portafortuna, per condividere concretamente con tutti un pezzo della nostra tradizione”.

Liaqat, afgano, scrive del suo compleanno lontano dalla famiglia: “Inizialmente non avevo molta voglia di sorridere e scherzare, ma vedere la torta, sentire i ragazzi e gli educatori che cantavano Tanti auguri e applaudivano, mi ha fatto sentire bene e sopratutto importante”.

E Marko dall’Egitto ci lascia una favola, semplice e magari utile anche per le lezioni in didattica a distanza. Una favola che fa riflettere sul valore della cooperazione e del volontariato e che insegna che la fortuna o la si condivide o se ne va. La riportiamo qui per intero.

La colomba e il diamante
L’unica ricchezza di una famiglia erano tre colombe che vivevano sul tetto della casa: una nera, una grigia e una bianca. Tutte le mattine facevano le uova e così la famiglia poteva nutrirsi. Un giorno avvenne un sortilegio e la colomba bianca, anziché un uovo, depose un diamante. Il padre andò a vendere la pietra preziosa, comprò del cibo per sé e il resto lo diede alla gente del villaggio. Da quel giorno capitò sempre la stessa cosa: la colomba deponeva un piccolo diamante, il padre lo vendeva e così sfamava la sua famiglia e tutti il villaggio. Ma il segreto trapelò e giunse alle orecchie di un ladro. Una notte il ladro entro nella casa e rubò la colomba bianca. Aspettò un giorno, aspettò una settimana, aspettò un mese, ma la colomba non deponeva più né uova né diamanti. Finalmente un giorno il ladro dimenticò la gabbia aperta e la colomba poté volare fino al villaggio. Tornò nella sua casa e ricominciò a deporre pietre preziose per la famiglia e per tutto il villaggio”.

Per scaricare il giornalino ecco un link

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