Volontariato: quelle relazioni umane al di là degli schermi

Partito all’età di diciassette anni per lavorare in miniera, in condizioni di solitudine, emarginazione e discriminazione, il padre di Silvana Bozzi, volontaria della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, di Senigallia le ha trasmesso la spinta ad aiutare le persone più deboli. In questo racconto sfioriamo i ricordi della sua vita, entriamo nelle emozioni di tante donne e uomini figli della migrazione e scopriamo, insieme a Silvana, con stupore la potenza delle relazioni umane che si instaurano anche al di là dello schermo di un computer.

Relazioni umane al di là degli schermi
di Silvana Bozzi

Sono figlia di migrante, partito all’età di diciassette anni per lavorare in miniera, vivere per altri 20 una vita a quei tempi massacrante, in solitudine, emarginato e discriminato. Questo vissuto, a me tramandato, crescendo ha acuito la mia sensibilità e il mio impegno nell’aiutare le persone più deboli ed emarginate a riscattarsi. Nel tempo, dopo molteplici esperienze, sono approdata alla scuola Penny Wirton. Una esperienza fantastica: un continuo rapportarsi con donne, uomini, ragazzi di svariate nazionalità con un bagaglio personale spesso pieno di sofferenza e solitudine.

Ho una preparazione scolastica magistrale ma in realtà nella mia vita ho fatto tutt’altro, perciò inizialmente pensavo di non essere all’altezza di insegnare ad altri. Non è questo però che è richiesto principalmente, si tratta di mettere a disposizione le proprie conoscenze, spogliarsi di pregiudizi e arroganza. Il rapporto uno a uno, insegnante e studente è speciale. Inizialmente c’è un po’ di diffidenza ma dura un attimo, dopodiché si crea un rapporto di reciproca fiducia e stima. Si passa dallo studiare l’alfabeto e i verbi a raccontarsi com’è andata la giornata, che problemi si sono presentati, la famiglia, insomma lezioni di vita.

Con l’esplosione della pandemia, inizialmente è stato duro per tutti non potersi incontrare, ma poi c’è stata una reazione. Perché darla vinta al Covid? Perché interrompere il contatto? Dovevamo abbattere questa barriera e trovare una soluzione, così ci siamo organizzati come scuola Penny Wirton ed è iniziata la didattica a distanza.

All’inizio ero molto titubante. Non avere un contatto fisico, pensavo, avrebbe sminuito di molto il concetto per cui è nata la Penny Wirton e quindi il rapporto uno a uno. Mi sono ricreduta. È stato molto importante riprendere, anche se online, soprattutto perché abbiamo fatto sì che tutti uscissero dall’isolamento e solitudine in cui erano relegati e dato la possibilità a tante e tanti che non avrebbero potuto frequentare, di conoscerci e mettersi in contatto.

Non è sicuramente la lezione che si riesce a fare incontrandosi di persona, il risultato non è lo stesso, ma non è ciò che conta ora. Quando parlo con Mariela, che fa la badante a cui con due chiacchiere riesco a dare un po’ di serenità, l’obiettivo è comunque raggiunto, anche se lei, nel frattempo, fa il possibile per accaparrarsi quei pochi minuti di libertà  tra la merenda e la misurazione della glicemia alla signora (la nonna che assiste), oppure assicurandosi che Monday al di fuori della lezione abbia di che mangiare e che se la cavi. ). Magari la prossima lezione riusciremo anche a studiare i verbi.

L’importante per tutti gli studenti è sapere che noi della Penny comunque ci siamo, sperando che al più presto si torni alla normalità e ci si possa riabbracciare.

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