Scuola: le testimonianze dei giovani volontari di Bologna

Un’allegra combriccola di studenti del liceo classico Marco Minghetti di Bologna, in un sereno martedì di febbraio, ha fatto visita alla Penny Wirton di Roma per vedere il lavoro che si fa nella sede centrale di questa scuola di italiano gratuita per migranti e per incontrare i fondatori, Eraldo Affinati e Luce Lenzi. Da quella esperienza, fatta tutta d’un fiato, con andata e ritorno da Bologna a Roma in un solo giorno, ne sono nate numerose testimonianze.

“Aver avuto la possibilità di prendere parte alla vita della Penny Wirton non è stato semplicemente un progetto scolastico, ma è stata soprattutto un’esperienza di umanità. Io non ho trovato particolare arricchimento nell’insegnare, bensì nel conoscere ogni volta persone diverse con storie e vite completamente diverse. Proprio per questo trovo che la Penny Wirton sia una finestra pratica sul mondo, perché è un modo per entrare in contatto con realtà che non ci appartengono direttamente”, scrive Annalisa Dottini.

“Quando siamo andati alla Penny Wirton a Roma, parlando con una volontaria, questa mi ha indicato un ragazzo e mi ha raccontato la sua storia – racconta Clelia Perla De Nigris -. Proveniva dalla Libia, una realtà orribile, piena di ingiustizie e violenze impartite a chiunque per nessuna ragione. Una realtà di cui si parla molto ma che, sentita così da vicino, fa capire ancora di più quanto sia vera. Mi ha colpita davvero molto. Le conseguenze di queste sofferenze nella loro vita, provocano una  paura costante che permane anche quando ci si sente  al sicuro. Per alcuni di loro infatti la realtà è differente anche una volta arrivati in Italia. Incredibile come ancora adesso siano frequenti episodi di razzismo. Sempre a Roma ho conosciuto una ragazza proveniente dall’Angola, in Africa. Lei mi ha raccontato di alcune vicende davvero sgradevoli. Ad  esempio mi ha detto che una volta in autobus alzatasi dal sedile per scendere dal mezzo, una signora glielo abbia pulito con una salvietta igienizzante. Insomma sappiamo che c’è ancora del razzismo, anche se non credevo potesse essere così radicato. Ho ammirato molto questa ragazza perché non dava peso a questi fatti nel raccontarli, riconoscendo che ci sono comunque molte persone accoglienti con lei in Italia. Quindi è importante secondo me quello che fa la Penny Wirton. Li aiuta ad entrare in una nuova società facendo veder loro che non tutti sono intolleranti e che molti italiani sono disposti a dedicare parte del loro tempo  per aiutarli nell’apprendimento della nostra lingua. Gratitudine: un senso di riconoscenza per un beneficio. Penso che questo possa descrivere quello che ho provato nel corso di questa esperienza alla Penny Wirton”.

Molte delle ragazze e dei ragazzi che hanno visitato la scuola romana sono impegnati in un progetto di alternanza scuola-lavoro a Bologna e insegnano l’italiano ai migranti presso la sede emiliana.

“L’attività di scuola lavoro che quest’anno abbiamo svolto a mio parere è stata davvero stupenda – scrive Giancarlo Toselli -. Entrare nella Penny Wirton di Bologna era come entrare ogni volta in un mondo parallelo dove, quello che noi liceali spesso non sopportiamo fare, era l’unica cosa desiderata. Poter fare parte di questo progetto anche solo per poche ore mi ha fatto pensare molto; mi ha fatto riflettere su quanto sia vero che quando si perde qualcosa ne si apprezza il vero valore e la Penny Wirton ne è la conferma. Quei ragazzi spendono ogni settimana parte del loro tempo, in maniera quasi totalmente autonoma, per studiare e nel farlo si divertono nonostante la fatica; noi invece che abbiamo la fortuna di essere nati in un paese all’avanguardia dal punto di vista culturale, spesso ci lamentiamo del nostro stesso diritto all’istruzione. Questa esperienza, oltre che avermi lasciato indubbiamente un bel ricordo e il piacere di aver aiutato bambini e ragazzi nello studio, mi ha permesso da un lato di apprezzare di più ciò che possiedo, dall’altro di aiutare le persone dove posso essere utile”.

“Sono due, a mio parere, le caratteristiche che rendono la scuola Penny Wirton diversa dalle altre ma uguale in tutte le sue sedi – spiega Elena Oteri -. In primo luogo la voglia e il piacere di imparare di tutti gli stranieri che arrivano. In secondo luogo l’empatia dei volontari che insegnano: un atto di umanità. In conclusione posso dire di essere molto soddisfatta di questa esperienza, è stata una finestra sulla realtà che mi ha fornito spunti per molte riflessioni. Consiglio a tutti, italiani e non, di far visita alla Penny Wirton, dalla quale cogliere un pizzico di speranza e imparare l’un l’altro”.

Per Leonid Cassani “la Penny Wirton compie un processo di integrazione a doppio senso. Infatti, oltre ad offrire l’opportunità ai migranti di entrare pian piano nell’ambiente culturale italiano ed europeo, essa, grazie alla collaborazione con diverse scuole italiane, rende possibile anche per gli studenti che intraprendono i progetti di Pcto di entrare in contatto con moltissime culture diverse. Per esempio, nei diversi affiancamenti fatti in questi mesi mi è capitato di poter scoprire la conoscenza che hanno dei ragazzi delle Filippine o del Bangladesh sulla nostra cultura. Da ciò è emerso quel fenomeno poco conosciuto, o per lo meno del quale siamo poco consapevoli: l’eurocentrismo. Questa abitudine ad osservare e a giudicare tutto quello che avviene nel mondo basandoci esclusivamente sulla storia e la cultura europea, è la vera causa del sentimento di superiorità e dell’ incomprensione del diverso che è infusa in noi. Non ce ne dobbiamo fare per forza una colpa. Non si tratta tanto di razzismo, quanto più di assenza di altre prospettive su cui basare il nostro giudizio. In poche parole, siamo incapaci di giudicare quello che avviene in altri paesi del mondo in maniera, non tanto obiettiva (questo forse riusciamo anche a farlo), ma in maniera giusta. E per maniera giusta intendo, giudicare calando i vari fenomeni nel loro contesto sociale e culturale. Per fare ciò occorre conoscere le diverse culture, o entrandoci a contatto diretto, o parlando e confrontandoci con le persone che ne fanno parte. In definitiva posso dire che alla Penny Wirton sono andato personalmente con il mero proposito di insegnare l’italiano, ma sono tornato con una maggior conoscenza di altre persone ed altri luoghi”.

“L’esperienza alla Penny Wirton è prima di tutto un’opportunità per i volontari – scrive Sofia Cavallari – . Ogni momento trascorso a lavorare con gli studenti ci regala tanto ed è giusto dirlo.  Innanzitutto il clima, giocoso e leggero, pur trattandosi di nozioni e insegnamento, cosa che spesso purtroppo nei licei cui siamo abituati manca e rende le lezioni tediose, nonché ci porta via la voglia e l’entusiasmo di imparare. In secondo luogo si impara ad apprezzare le piccole cose, a trarre grandi soddisfazioni da dei piccoli ma importanti progressi, che gli studenti fanno grazie a te e al tuo lavoro, a gioire dei successi altrui, e a fare di qualcosa che è importante per un altro una causa tua. E poi c’è la cosa più scontata forse, che è la più importante però: impari a capire quanto sia fondamentale non demordere. La costanza e l’impegno, anche quando si è stanchi, annoiati da ciò che magari si sta insegnando, o si ha altro cui pensare, sono imprescindibili alla Penny Wirton”.

E tra le emozioni, le riflessioni e i buoni propositi, ha trovato spazio anche una poesia di Elena Casali, studentessa diciassettenne del liceo Minghetti

Penny Wirton è tante cose ma tutte semplici e genuine
Penny Wirton è un piccolo mondo
Penny Wirton è una città con i suoi abitanti che vanno e che vengono
Penny Wirton è una scuola in cui non si può fallire o sbagliare ma solo imparare
Penny Wirton è il bambino che scopre una nuova parola
Penny Wirton è l’adulto che si mette in gioco per imparare una nuova lingua
Penny Wirton è la signora in pensione che è veramente più saggia solo per essere lì in quel momento
Penny Wirton è il liceale che si ritrova a condividere le sue conoscenze
Penny Wirton è la doppia mancante e l’accento confusa
Penny Wirton è l’ennesima eccezione alla regola della nostra lingua
Penny Wirton è l’unico posto in cui ancora si usa propriamente il congiuntivo
Penny Wirton è un improvvisato dialogo danzante
Penny Wirton è un incontro di quelli che non ti aspetti ma che non dimenticherai mai
Penny Wirton è condivisione
Penny Wirton è una risata che esplode
Penny Wirton è quel “ho capito” che è tutto tranne che una certezza
Penny Wirton è la caramella che scandisce il passare del tempo
Penny Wirton è Il diario disordinato che aspetta solo di essere decifrato
Penny Wirton è un abbraccio
Penny Wirton è essenzialità
Penny Wirton è il grazie dello studente alla fine della lezione
Penny Wirton è il grazie silente del volontario che spesso impara di più dello studente

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